Coronavirus, test rapidi dal medico di famiglia: ultimi ritocchi per la partenza del servizio a Terni
Restano da definire gli spazi che saranno utilizzati soprattutto da professionisti che lavorano in gruppo. Donzelli (Ordine dei medici): grazie a tutti i miei colleghi che in questo momento stanno lavorando con abnegazione e sacrificio
Fine settimana o al massimo entro i prossimi dieci giorni. Poi sarà possibile effettuare i test rapidi per la ricerca del Covid 19 anche dal medico di famiglia. Regione Umbria e Ordini professionali stanno limando i dettagli. E uno dei punti cruciali resta legato al “dove” poter effettuare gli esami.
Tocca comunque ad Asl – ma anche a amministrazione comunali coinvolte ed, eventualmente, alla protezione civile – indicare possibili luoghi alternativi. Si lavora sulla possibilità di effettuare i test rapidi (i risultati arrivano in massimo mezz’ora) dove ora si eseguono i tamponi drive-in. Ma anche sul possibile utilizzo di aree che i vigili del fuoco dell’Umbria si sono detti disponibili a mettere a disposizione.
Altro tema cruciale per la partenza del servizio a pieno regime è la disponibilità dei tamponi. Le scorte si compongono ad oggi di qualche migliaio di test, che comunque non sarebbero sufficienti per gli oltre 700 medici di base dell’Umbria e le migliaia di pazienti che – potenzialmente – potrebbero essere sottoposti allo screening. Che, comunque, non sarà una operazione di “massa”, ma una ricerca mirata che punterà a circoscrivere la diffusione dei contagi nei contatti più stretti degli eventuali positivi.
“Siamo comunque sottoposti ad un grosso carico di lavoro derivante dall’emergenza – aggiunge Donzelli – Certo, chiamarci eroi è eccessivo, ma non possiamo nascondere il fatto che i medici, di famiglia o ospedalieri che siano, sono oberati di impegni. Devo però ringraziare i miei colleghi perché si stanno dimostrando eccezionali, svolgendo il loro lavoro con abnegazione e sacrificio. E anche sopperendo ad alcune carenze che sono sempre più evidenti. Mancano infermieri, è vero, ma mancano soprattutto medici specialisti in rianimazione. Aumentare i posti letto in terapia intensiva, tutto sommato, è semplice. Il problema è che poi quelle strutture devono essere seguite dal personale adeguato”.