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Sprar “clandestino”, il Movimento 5 Stelle si veste da Lega e pressa il ministro dell’interno: fare chiarezza

Il gruppo 5S a Palazzo Madama ricostruisce la vicenda dei progetti di accoglienza del Comune di Narni e chiama in causa Luciana Lamorgese: audit interni e approfondimenti sulle irregolarità

Il 30 gennaio del 2018 esplode la “bomba” Sprar. L’ex consigliere regionale della Lega (poi transitato in Fratelli d’Italia e poi ancora in Forza Centro) Emanuele Fiorini presenta un esposto alla guardia di finanza di Terni, al prefetto di Terni Paolo De Biagi, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Terni e alla corte dei conti per fare luce sulle presunte irregolarità nella gestione del progetto Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del Comune di Narni. Due anni e mezzo dopo, dopo che della vicenda si sono occupate la stampa e la magistratura, questa parentesi non si è ancora chiusa. Ma oggi, a chiedere lumi su come siano andate effettivamente le cose, non è più la Lega – che sulle questioni legate all’accoglienza ha fatto più di una battaglia – ma il Movimento 5 Stelle.

Porta infatti la firma dei senatori pentastellati Corrado, Vanin, Angrisani, Ferrara, Puglia, Presutto e Trentacoste l’interrogazione rivolta al ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, con la quale i %S di Palazzo Madama chiedono di sapere “se il ministro sia a conoscenza dei fatti, se abbia mai disposto audit interni o approfondimenti a seguito delle notizie di stampa circa le irregolarità del progetto Sprar di Narni e se, alla luce dei fatti descritti, dell’inchiesta giudiziaria nonché della consapevolezza che gli enti gestori controfirmavano le rendicontazioni in cui erano presenti le attestazioni di cofinanziamento da parte del Comune, ritenga opportuno che gli stessi continuino ad occuparsi del progetto Sprar di Narni”.

La gestione del progetto Sprar è stata affidata con una delibera di giunta del Comune di Narni il 16 ottobre 2013 “ad una associazione temporanea di scopo – ricostruiscono nell’atto i senatori M5S - composta dall’associazione di volontariato San Martino di Terni, dall’associazione Laboratorio Idea, dall’Arci nuova associazione e dall’Arci Solidarietà di Terni. Il progetto, con durata triennale (dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016), valeva più di un milione di euro annui, di cui il 20 per cento, cioè circa 135.000 euro, cofinanziato dal Comune di Narni in gran parte mediante ore di lavoro dei propri dipendenti (pressappoco 7.500 annue), impiegate in attività di assistenza sociale e psicologica, interpretariato e mediazione culturale, supporto amministrativo”.

Fu una ricostruzione del Fatto quotidiano a far emergere che di “queste attività di accoglienza ai migranti dichiarate e rendicontate a Roma dal Comune di Narni (provincia di Terni, in Umbria) tra il 2015 e il 2017, però, secondo le verifiche effettuate (...) una parte significativa non è mai stata fatta”;

Sempre il quotidiano – così come ricostruito nell’interrogazione – rilevava che “buona parte dei dipendenti ha scoperto solo nel 2016 di essere stato inserito nella delibera comunale sullo Sprar datata 16 ottobre 2013. Il Comune, insomma, formalmente, ha preventivato il loro lavoro per mettere insieme il cofinanziamento necessario sotto forma di ore lavorate, ma non li ha informati né indicato loro l'attività da svolgere”.

I senatori riportano fatti, numeri, nomi dei dipendenti coinvolti e delle incongruenze che il 10 marzo 2018 finiscono in un fascicolo di inchiesta aperto dalla procura di Terni che, come riportato dal Messaggero il 27 febbraio 2020, chiude poi le indagini sui progetti Sprar “chiedendo il rinvio a giudizio per Lorella Sepi, dirigente al Comune di Narni, e per l'ex dirigente Danila Virili, del Comune di Terni, in pensione da quasi due anni”.

Ora, otto mesi dopo, la questione torna dunque d’attualità per mano del gruppo M5S di Palazzo Madama.


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