Terni, l’associazione umbra malati tiroidei chiude i battenti: “Non avevamo alternative”
Dodici anni di vita e trecento soci, Aumat si “arrende”. Il presidente Alberto Bonifazi: “Quando un volontario non riesce a dare risposte a chi chiede aiuto rispetto alle attività che dovrebbe garantire, non ha senso andare avanti”
I volontari dell’associazione umbra malati tiroidei si sono dovuti arrendere all’evidenza.
Dopo l’emergenza sanitaria e lo stop delle attività che, dal 2010, hanno garantito a supporto dei malati all’interno del reparto di endocrinologia dell’ospedale di Terni, si sono resi conto che non ci sono più le condizioni per mantenere in vita l’Aumat.
L’associazione è stata sciolta in questi giorni, il patrimonio residuo donato a chi ha bisogno: il lettino nuovo, acquistato da Aumat e utilizzato per i mille e 500 screening tiroidei svolti in varie città umbre nel 2019, è stato consegnato alla croce verde di Ferentillo.
I pochi fondi rimasti in cassa saranno destinati a Flavia, la 12enne ternana con una malattia genetica rara che ha bisogno di costose cure.
Aumat, nata 12 anni fa, contava 300 soci e per anni ha garantito la presenza dei volontari in ospedale, a fianco dei tanti pazienti, migliaia di screening, attività di prevenzione e informazione su una patologia che colpisce un numero sempre crescente di persone.
“Ci scusiamo con i tanti malati in difficoltà e in attesa di risposte - conclude Alberto Bonifazi - ma ci auguriamo che la chiusura dell’associazione possa essere l’occasione per riflettere e trovare soluzioni adeguate”.