Telecamere robot e liquidi fluorescenti, così all’ospedale di Terni si sconfigge il cancro allo stomaco
Intervento innovativo eseguito dall’equipe del dottor Amilcare Parisi, il Santa Maria è l’unica struttura in Italia in cui si può utilizzare questa tecnica innovativa
Si chiama navigation surgery, cioè chirurgia di navigazione, ed è una procedura innovativa con cui l’equipe di chirurgia digestiva di Terni guidata dal dottor Amilcare Parisi ha eseguito con successo un complesso intervento di rimozione radicale di un tumore dello stomaco che, attraverso una telecamera robotica e la guida di immagini prodotte grazie a un particolare tracciante fluorescente, è capace di individuare e rimuovere con la massima precisione anche tutti i linfonodi che rappresentano le possibili vie di diffusione tumorale. In tal modo viene garantita la minima invasività e la massima radicalità del trattamento chirurgico.
Si tratta di una procedura chirurgica ad alta tecnologia che viene considerata rivoluzionaria e che annuncia l’inizio di una nuova era della chirurgia oncologica. Al momento in Italia può essere effettuata solo a Terni e nell’ambito di uno specifico protocollo di ricerca sperimentale che vede la collaborazione dei due maggiori centri oncologici cinesi, il Peking University & Cancer Center di Pechino e il Fujian University. Pochissimi altri centri al mondo hanno sviluppato ricerche simili in questo ambito.
In Italia ogni anno si stimano circa 14.500 nuovi casi di carcinoma gastrico e circa 10.000 decessi, con una notevole variazione geografica in incidenza. L’Umbria è fra le aree a più alta incidenza con 26 casi su 100.000 abitanti negli uomini e 13 casi su 100.000 nelle donne. La sopravvivenza a cinque anni (35% globale) è notevolmente influenzata dalla precocità della diagnosi.
Gli interventi oncologici sullo stomaco per essere considerati radicali necessitano della rimozione contestuale dei linfonodi, che formano una specie di rete attraverso canali collegati, avvolgono gli organi e decorrono lungo i vasi del sangue, rappresentando anche una via di diffusione di cellule maligne da aree tumorali. Per questo motivo, gli interventi oncologici devono garantire non soltanto l’asportazione di tutto o parte dell’organo coinvolto dal tumore, ma anche una completa rimozione di queste stazioni linfonodali.
Da un punto di vista tecnico, però, le cose non sono così facili e scontate perché la presenza dei linfonodi, per lo più è solo intuibile alla normale visione umana e infatti i risultati di questa fase dell’intervento sono noti solo al momento dell’analisi istologica definitiva.